Dopo il pronunciamento dell’Antitrust sulla questione del plurimandato, le organizzazioni sindacali si stanno riposizionando. Come riaprire un dialogo con l’Ania, che sembra non essere più interessata a riprendere, con le rappresentanze sindacali, i lavori sulla contrattazione collettiva a livello nazionale? Ecco gli ostacoli che la categoria degli agenti dovrà superare al più presto
L’anno scorso, di questi tempi, si parlava della ripresa del dialogo tra agenti e Ania, dopo sette anni di proverbiale gelo. A fine luglio ci sarebbe stato il primo incontro ufficiale per riaprire la trattativa e provare a rinnovare, o riscrivere, l’accordo nazionale: la base della contrattazione collettiva. Le reazioni uscite da quel primo ammiccamento erano state, tutto sommato, positive: l’Ania parlava apertamente di un colloquio avvenuto in un clima “cordiale e costruttivo”. Per le rappresentanze degli agenti l’aggettivo “cordiale” andava bene, anche se sul “costruttivo” c’erano dei dubbi.
Gli incontri continuarono nell’autunno 2013, ma in un clima di attesa del pronunciamento dell’Antitrust in merito al ricorso presentato da Sna contro alcuni accordi tra singole imprese e reti, o gruppi agenti, che avrebbero limitato la diffusione del plurimandato. A ottobre, un uomo chiave di Ania, nonché direttore generale di Unipol- Sai, Franco Ellena, aveva parlato esplicitamente di “libertà per tutti”: liberi gli agenti, ma anche le compagnie di cercare nuovi canali distributivi, più capillari, meno costosi, più smart. Intanto, a gennaio di quest’anno, era scoppiato il caso dell’Fpa: il fondo pensione agenti, un tempo fiore all’occhiello della categoria, che si era scoperto debole e con un pesante disavanzo prospettico. A questo punto il tavolo con l’Ania per il salvataggio di Fpa diventava prioritario, tanto più che, dicevano dall’Ania, senza un pronunciamento definitivo dell’Agcm, non si sarebbe potuto parlare di accordi su base nazionale.
UN EFFETTO DOMINO
Insomma, tutto fermo fino alla fine di maggio, quando l’Antitrust ha chiuso la procedura contro le compagnie accettando gli impegni presi, nell’ottica di aumentare la concorrenza nella distribuzione. La sentenza ha innescato l’effetto domino: mentre il principale sindacato degli agenti, Sna, rivendicava la vittoria, Anapa e Unapass erano più critiche. Ma soprattutto, l’associazione nata 18 mesi fa, spostava l’attenzione sulla questione del rinnovo dell’accordo, chiedendo di riaprire velocemente il tavolo con l’Ania.
L’associazione delle compagnie, in modo straniante per la sua perentorietà, ha fatto sapere, durante l’assemblea dello scorso primo luglio, che non c’è più spazio per la contrattazione collettiva tra agenti e imprese, paventando un futuro prossimo in cui l’operatore del call center sostituirà l’intermediario anche sotto il profilo della consulenza. Si tratta, evidentemente, di un momento molto complesso per gli agenti italiani, che si trovano a dover affrontare anche altre sfide: dalla concorrenza degli altri canali, all’Oria, al rinnovo del contratto dei dipendenti di agenzia.