La data di applicazione della nuova direttiva europea sulla distribuzione (Idd) si avvicina (1 ottobre prossimo) e si continua a discutere su quelli che saranno gli effetti sugli addetti ai lavori in particolare.
Claudio Cacciamani (nella foto), ordinario di Economia degli intermediari finanziari presso l’Università degli Studi di Parma, si è soffermato su uno degli aspetti della direttiva, vale a dire quello dei costi. Lo ha fatto nel corso di un recente convegno organizzato da Le Fonti qualche settimana fa a Milano, nell’ambito di Le Fonti New Insurance Day.
Chiamato in causa sugli scenari legati alla nuova direttiva europea, Cacciamani ha posto una serie di interrogativi. «Chi paga il costo generato dalla Idd? Dal momento che, secondo me, c’è un ruolo essenziale molto forte dell’intermediario professionale, qual è il contributo della rete distributiva al valore del produttore?».
Cacciamani ha fatto riferimento ad alcuni limiti che potrebbero presentarsi. Uno di questi è Solvency: «Un intermediario professionale può essere bravo quanto si vuole», ha sottolineato, «ma la compagnia per cui lavora potrebbe essere vincolata nella produzione, visto che Solvency obbliga le compagnie a una determinata politica produttiva. Altro limite è il Gdpr. Quanti oneri in più derivano dal nuovo regolamento sulla privacy?».
Cacciamani si è chiesto poi se il cliente riesca veramente ad apprezzare il maggior valore che gli viene dato in particolare dall’intermediario o da chi distribuisce e dalla compagnia. Infine, partendo da quello che succede presso supermercati e ipermercati, dove accade che casalinghe quasi giornalmente in occasione della spesa lasciano qualcosa in denaro per i piani di accumulo, si è chiesto se «davvero la regolamentazione sia uguale per tutti». Fra gli obiettivi della nuova direttiva c’è proprio quello di delineare meglio il quadro degli operatori che lavorano nel campo della distribuzione assicurativa.
FONTE TUTTO INTERMEDIARI