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Casse private, sempre più welfare

9 Settembre 2014

Ci sono il contributo per l’avvio dell’attività professionale, il sussidio per le spese dell’asilo nido o la baby sitter, l’aiuto economico per conseguire la specializzazione e gli assegni familiari, oltre a un incremento notevole degli ammortizzatori sociali.

 

Ci sono il contributo per l’avvio dell’attività professionale, il sussidio per le spese dell’asilo nido o la baby sitter, l’aiuto economico per conseguire la specializzazione e gli assegni familiari, oltre a un incremento notevole degli ammortizzatori sociali.
L’attività delle Casse di previdenza privatizzate nell’ambito del welfare negli ultimi anni è diventata sempre più ampia in termini di tipologie di intervento e importante quanto a valore delle prestazioni. Un’evoluzione che è al contempo una necessità dettata dall’esigenza di far fronte a una crisi che sta incidendo pesantemente sui professionisti. In base ai dati elaborati dall’Associazione degli enti previdenziali privati (Adepp) la spesa per ammortizzatori sociali in termini nominali è passata da 36,4 a 60,2 milioni all’anno nel periodo che va dal 2007 al 2012, con in particolare un incremento del 4.429% per l’indennità di cassa integrazione. «Gli ammortizzatori sociali – afferma Andrea Camporese, presidente dell’Adepp – dal 2007 al 2012 sono cresciuti del 65% e nel 2013 la percentuale sfiora la soglia di allarme. Sono aumentati anche i prestiti per l’avvio di uno studio professionale o per l’acquisto di nuove tecnologie, dato che evidenzia anche un problema di credit crunch. Inoltre, continuano ad aumentare le richieste da parte dei nostri professionisti di bloccare temporaneamente o dilazionare i versamenti contributivi».
Da un lato, quindi, le casse sono intervenute per “tamponare” situazioni di crisi, che comportano la riduzione o la cessazione dell’attività lavorativa. Dall’altra, però, hanno messo in campo soluzioni poco o per nulla diffuse in passato perché anche quando l’attività prosegue sempre più professionisti gradiscono o hanno necessità di contare su forme di aiuto diversificate. Rientrano in questo ambito, per esempio, i sussidi offerti dall’Ente nazionale di previdenza e assistenza veterinari (300 euro al mese per massimo 6 mesi) per pagare l’asilo nido o la baby sitter e favorire così il rientro all’attività professionale delle neo-mamme.
A fronte di un mercato del lavoro sempre più difficile, invece, l’Ente di previdenza e assistenza dei biologi rimborsa il 50% delle spese sostenute per la frequenza di un corso di specializzazione da parte di un iscritto. I dati elaborati dall’Adepp mettono in evidenza che, oltre agli interventi più strettamente legati alle conseguenze della crisi e altri che rientrano nell’ambito del welfare allargato, le Casse hanno fornito sostegno anche a fronte di eventi straordinari quali calamità naturali o eventi gravi, quali il terremoto dell’Aquila, tanto che nel 2009 le relative voci di spesa hanno raggiunto quota 13,5 milioni a fronte dei 400mila euro degli anni precedenti. Nel complesso le prestazioni degli associati Adepp (escluso quelle di Onaosi e Casagit, che sono enti esclusivamente di welfare integrativo) sono cresciute del 29% dal 2007 al 2012, arrivando a quota 393,5 milioni all’anno.
Gli enti di previdenza dei professionisti operano sempre più in un campo di intervento allargato, dovendo mantenere i bilanci in ordine e la sostenibilità finanziaria sul lungo periodo.
A questo riguardo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha messo sul tavolo l’opportunità di valutare la costituzione di un fondo di garanzia per assicurare la stabilità finanziaria e la certezza dei trattamenti previdenziali, attuando un principio di solidarietà tra gli enti in modo da scongiungere l’intervento di ultima istanza dello Stato. «Sull’istituzione o meno del fondo – commenta il presidente Camporese – gli enti che io rappresento devono poter concordare tempi, modi e finalità, nel rispetto della propria autonomia. Aprendo un confronto serio e costruttivo affinché questo eventuale provvedimento non sia ancora una volta un intervento isolato e a totale carico dei professionisti italiani».
La costituzione del fondo va dunque inserita nel più ampio dibattito sull’autonomia delle Casse, che sono enti di diritto privato ma sono spesso chiamate a contribuire al bilancio dello Stato come se fossero pubbliche. «Nella proposta di legge del 2012 a firma Damiano – aggiunge Camporese – già si prevedeva la costituzione di un fondo di garanzia, ribadendo che le risorse accantonate nel tempo dovranno rimanere nella disponibilità delle singole casse. Nello stesso testo si rafforzava l’autonomia gestionale, organizzativa e contabile degli enti, principio che oggi viene messo in discussione da norme studiate ed approvate per la Pubblica amministrazione, come quella sulla spending review».

FONTE IL SOLE 24 ORE