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«Così la nuova legge abbasserà le tariffe»

20 Gennaio 2014

Un pacchetto di misure in grado di ridurre le tariffe. E che, data l’eccezionalità della situazione, dovrebbero essere al riparo dai possibili rilievi comunitari.

 

Un pacchetto di misure in grado di ridurre le tariffe. E che, data l’eccezionalità della situazione, dovrebbero essere al riparo dai possibili rilievi comunitari. Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo economico, difende in modo netto le norme sull’Rc auto contenute nel decreto legge Destinazione Italia, varato a dicembre dal governo. Dovrà essere convertito entro il 24 febbraio, ma il cammino si preannuncia irto di ostacoli.
A parole, tutti riconoscono che non si può andare avanti così: ma appena si toccano interessi di parte cominciano le levate di scudi. Praticamente tutte le categorie interessate annunciano battaglia. E se i carrozzieri nei giorni scorsi hanno manifestato davanti a Montecitorio, se gli avvocati hanno già protestato, se i periti sono preoccupati, neppure le compagnie sono entusiaste del decreto. «Il governo ha fatto una verifica a livello comunitario — spiega Vicari —. La natura del provvedimento, e la gravità della situazione dell’Rc auto in Italia, per giunta in una situazione di grave crisi economica, dovrebbero essere tali da superare possibili rilievi».
Secondo il sottosegretario, il decreto agisce in modo efficace sui fattori che sono alla base del caro polizze. «Interviene sui costi dei sinistri — sostiene Vicari —. E la diffusione della scatola nera che rileva il comportamento degli automobilisti può innescare comportamenti virtuosi». Altre norme razionalizzano la filiera delle riparazioni: come il risarcimento in forma specifica, cioè la riparazione presso carrozzerie convenzionate con le compagnie, o la possibilità di proporre all’assicurato, alla stipula del contratto, il divieto di cessione a terzi del diritto al risarcimento. «L’opposizione a questa norma da parte dei carrozzieri non trova alcuna giustificazione», dice Vicari.
C’è poi il capitolo delle frodi, che in Italia incidono in misura rilevante sul costo. «Saranno ammessi solo i testimoni indicati nella denuncia di sinistro — sostiene Vicari —. In questo modo si pone uno stop alle testimonianze di comodo. E il diritto al risarcimento decadrà in caso di richiesta presentata oltre novanta giorni dal fatto, contro gli attuali due anni, in modo da evitare le denunce tardive». Il decreto non comprende invece le tabelle uniche su tutto il territorio nazionale per il risarcimento delle lesioni gravi, che le compagnie invocano da anni. «Sono ferme al ministero della Salute — spiega Vicari — perché le categorie interessate stanno facendo un’opposizione fortissima».
Nel mirino degli assicuratori vi sono soprattutto gli sconti minimi imposti alle imprese, che possono arrivare a una riduzione complessiva di almeno il 20% per gli assicurati che optano per determinate formule contrattuali. In particolare uno sconto (non precisato) per chi accetta l’ispezione preventiva del veicolo, il 7% per chi installa la scatola nera. E, ancora, il 5% (il 10% nelle aree caratterizzate da una maggiore incidenza di sinistri e frodi) per quelli che accettano il risarcimento in forma specifica. «Vanno bene le norme anti-frode — sostiene Alessandro Santoliquido, presidente della Commissione auto dell’Ania e direttore generale di Sara assicurazioni —. Ma la scatola nera non può essere considerata la panacea di tutti i problemi: del resto in Italia è già molto diffusa, con circa due milioni di dispositivi installati. Può avere un senso in alcune nicchie, come città ad alto rischio di frode e in cui le tariffe sono elevate. Dove costano poco, invece, il risparmio nei sinistri che si può ottenere non compensa il loro costo medio, 75 euro».
Altre norme, invece, sarebbero totalmente sbagliate. «La gestione centralizzata dei dati presso un organismo ministeriale è una follia — sottolinea Santoliquido —. Molti dei dispositivi attuali non servirebbero a niente. Quanto all’ispezione preventiva del veicolo con previsione di uno sconto, comporta costi elevati e non sarebbe attuabile per le compagnie online».

FONTE CORRIERE ECONOMIA