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Covip soppressa, si fa presto a dire lobby

NewSintesi e Rassegna Stampa | 3 Maggio 2014 | 0

L’annunciata soppressione di Covip non è la prima e forse nemmeno l’ultima decisione sulla sorte della commissione di vigilanza sui fondi pensione.

 

L’annunciata soppressione di Covip non è la prima e forse nemmeno l’ultima decisione sulla sorte della commissione di vigilanza sui fondi pensione. In principio era Enrico Letta (giugno 2008) che con un disegno si proponeva un riordino complessivo delle autorità indipendenti, in base a criteri di stabilità, trasparenza e concorrenza. Brunetta portò avanti la bandiera di mettere a dieta la vigilanza, in versione riveduta e corretta, ma senza esiti concreti. Nell’estate 2012 prese il largo una versione light della riforma, con Isvap e Covip destinate a confluire in Ivarp: ci finì solo la prima (complice la vicenda Ligresti, in cui l’Authority di Giancarlo Giannini non mostrò fino in fondo le potenzialità ispettive), in un organismo ribattezzato per l’occasione Ivass. Successivamente, ipotesi di riforme ulteriori hanno tenuto banco in dibattiti e salotti, fino all’annuncio dell’altro ieri.
La soppressione di Covip è tema dunque che entra ed esce agilmente dai dossier dei vari esecutivi: nel primo caso su spinta di chi vorrebbe riformare le Authority di vigilanza in base alle loro funzioni, nel secondo caso su spinta di chi preferiva lo statu quo. Che la cancellazione della commissione di vigilanza sui fondi pensione risponda a criteri di risparmio economico da parte della pubblica amministrazione, è da sempre stato tema ancillare alla discussione: Covip incassa dallo Stato 199mila euro l’anno, molto meno del milione di euro che invece all’Autorità di garanzia sugli scioperi. L’operatività della commissione è garantita dai contributi dei vigilati, con un avanzo di 11 milioni di euro (dati 2012). Gli annunciati tetti imposti dal governo Renzi alla remunerazione dei vertici Covip hanno un’efficacia virtuale, poiché ampiamente inferiori ai massimali indicati. Gli stop alle precedenti riforme erano state attribuite all’operato delle lobby: in particolare quelle sindacali, rappresentate nella commissione così come nei fondi pensione di categoria (insieme ai rappresentanti datoriali).
In molti negano che la decisione del Governo Renzi dipenda da un’altra lobby che spinge per il passaggio delle funzioni di vigilanza a Banca d’Italia, a pochi mesi dalla nascita dell’Unione bancaria europea che modifica (e potenzialmente riduce) alcune competenze in materia di vigilanza bancaria a via Nazionale. Dove si ricorda che sarà compito di Bankitalia vigilare per conto della Bce sul territorio nazionale. Sempre che un’altra lobby si metta di mezzo.

FONTE PLUS 24

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