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È digitale la nuova Vita della polizza

NewSintesi e Rassegna Stampa | 2 Febbraio 2015 | 0

La rivoluzione digitale entra sempre più massicciamente anche nell’industria delle polizze, che generalmente viene considerata scarsamente innovativa

 

La rivoluzione digitale entra sempre più massicciamente anche nell’industria delle polizze, che generalmente viene considerata scarsamente innovativa. Il 75 per cento dei top manager ritiene che nei prossimi cinque anni questa tecnologia trasformerà radicalmente il mondo assicurativo. È uno dei dati che emerge dalla ricerca condotta dalla società di consulenza Accenture, la Digital innovation survey , basata su un’indagine condotta fra 141 compagnie in ventuno paesi: l’Italia è rappresentata da quindici fra le maggiori società.
Il mercato nazionale registra un andamento a due facce: secondo Accenture, il 2014 dovrebbe chiudersi con una raccolta pari a 142 miliardi di euro, il 20% in più dell’anno scorso, grazie al volano del comparto Vita. I premi danni, invece, sono previsti ancora in leggera contrazione, a causa della congiuntura economica e del calo tariffario in corso nella rc auto.
Cambiamenti
«L’indagine è stata ripetuta un anno e mezzo dopo la precedente edizione e segnala significativi cambiamenti nel mercato assicurativo internazionale e italiano — sottolinea Massimiliano Livi, managing director di Accenture — Si evidenziano infatti una maggiore consapevolezza del cambiamento necessario per cogliere la sfida del digitale, e una più forte integrazione nella governance e nelle strategie dell’azienda. Le compagnie dimostrano di aver compreso quanto, grazie al digitale, siano cambiati i clienti e le loro aspettative. In Italia, per esempio, il 75% di loro fa ricerche e confronti su Internet prima di scegliere una polizza».
Un’altra differenza emersa nella seconda edizione dell’indagine riguarda i potenziali vincitori nella sfida del digitale.
I big del web
«Un anno e mezzo fa si pensava fossero le banche — sostiene Livi —. Ora invece, il 59% dei manager intervistati guarda ai nuovi concorrenti, come Amazon e soprattutto Google, che dopo alcune sperimentazioni è pronta a partire negli Stati Uniti. Il maggior timore delle compagnie riguarda il rischio di disintermediazione da parte dei colossi del web, che hanno sui clienti una forte attrattiva. I leader aziendali non escludono di crescere nel digitale attraverso partnership con gli attori del web o acquisizioni di società innovative. Per queste operazioni, i target più citati sono aziende di telematica, comparatori di polizze e società specializzate in analisi dei dati».
La trasformazione digitale produce per le compagnie numerosi vantaggi. «Allargare la base dei clienti, capire i loro bisogni e offrire nuovi servizi — spiega Livi —. E fidelizzarli incrementando il numero d’interazioni, che nel settore assicurativo è decisamente più basso rispetto a quanto avviene per le banche; infine permette di ottimizzare la struttura dei costi. Grazie alla combinazione di questi fattori, i top manager intervistati prevedono nei prossimi tre anni d’incrementare i premi danni del 5% e del 7% quelli del comparto vita».
Visioni diverse
Secondo la ricerca di Accenture, rispetto al digitale le compagnie presentano due approcci diversi, con percentuali che in Italia sono abbastanza simili a quelle mondiali. Il primo è quello dei Digital transformer , aziende di matrice estera, solitamente molto digitalizzate che riescono a portare anche nel nostro paese le loro competenze; rappresentano circa il 15% del mercato italiano e il 22% di quello globale. Ma la maggior parte è rappresentata dai follower, che sono un passo indietro soprattutto per quanto riguarda la conoscenza del cliente.
«Le compagnie dichiarano di essere pronte a investire in maniera significativa nella tecnologia digitale — spiega Livi — . I digital transformer dichiarano di avere, a sostegno della digitalizzazione, programmi di spesa nell’ordine di 55-60 milioni di dollari, mentre i follower prevedono piani da 40 milioni di dollari. Questi investimenti sono da considerarsi incrementali rispetto a quelli necessari per la completa trasformazione digitale delle aziende».

FONTE CORRIERE ECONOMIA/IO MI ASSICURO

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