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Fondo pensione agenti: quale futuro?

16 Aprile 2014

Il nodo legato al destino di Fpa è stato il tema che più ha animato il secondo forum Gaa organizzato da Anapa e Unapass, svoltosi ieri a Milano con la partecipazione del presidente del fondo, Francesco Pavanello. Due le principali ipotesi per scongiurare la liquidazione coatta: passare a un regime a contribuzione definita con il sostegno economico delle compagnie, oppure chiedere uno sforzo economico a pensionati e iscritti attivi

 

Sono stati molti i temi all’ordine del giorno del secondo Forum Gaa organizzato da Anapa e Unapass e svoltosi ieri pomeriggio a Milano: il secondo in forma congiunta dopo quello di Bussolengo dello scorso 28 gennaio. Si è discusso degli argomenti che toccano più da vicino gli agenti, in primis la situazione del Fondo pensione agenti (Fpa) e l’ipotesi di piano di riequilibrio,
di cui ha parlato direttamente il presidente del fondo, Francesco Pavanello, alla presenza dei due presidenti di Anapa e Unapass, Vincenzo Cirasola e Massimo Congiu, e di un centinaio di agenti di circa una ventina di diverse compagnie.

FPA, DUE OPZIONI SUL TAVOLO
Pavanello ha esordito ricordando il significato profondo rappresentato da Fpa, cioè quello di offrire pensione di invalidità, pensione di reversibilità e pensione ai superstiti. “L’Ania – ha rivelato – nell’incontro dello scorso 8 aprile ha affermato di essere disposta a concorrere a una soluzione, purché sia definitiva”. Due sono le ipotesi di soluzione che si intravedono all’orizzonte: la prima prevede che siano gli stessi agenti a contribuire economicamente, nel  tempo, al riequilibrio del fondo; la seconda, invece, vedrebbe il coinvolgimento economico diretto delle compagnie assicurative. La soluzione verso cui pare si sia orientata Ania,
spiega Pavanello, sarebbe quest’ultima, e prevede una trasformazione del fondo da un regime a prestazione definita a uno a contribuzione definita, garantendo la possibilità di reversibilità e pensione ai superstiti. “Io, però, sono molto scettico rispetto a questa ipotesi di soluzione – ha detto il presidente di Fpa – perché temo che queste garanzie siano a rischio. Se si dovesse percorrere questa strada, il fondo si trasformerebbe in un Pip, che ha delle caratteristiche decisamente differenti da quelle attuali. Quando abbiamo affrontato le ipotesi di soluzione per riequilibrare Fpa abbiamo rivolto la nostra attenzione alla possibilità di riequilibrio attraverso sacrifici che devono essere ripartiti tra pensionati e iscritti attivi”. Secondo Pavanello questa soluzione sarebbe sostenibile in virtù del fatto che i pensionati ricevono attualmente una pensione pressoché doppia rispetto a quello che sarebbe l’equilibrio, e che anche gli iscritti attivi hanno un’aspettativa pensionistica molto più elevata

“Applicando nuove regole si dovrebbe equilibrare il fondo secondo gli stress test che abbiamo
fatto svolgere”: il riequilibrio dovrebbe passare da un taglio delle pensioni attualmente erogate tra il 10% e il 20%; un taglio “equilibrato, percepibile e che mantenga criteri di correttezza”, a cui si andrebbe da aggiungere “il sacrificio degli iscritti attivi”, che dovrebbero versare una quota che Pavanello quantifica in circa 1500 euro annuali da spalmare in più anni. “Fpa – spiega – è costituito da due gestioni: una ordinaria e una integrativa”. L’ipotesi prevede la riformulazione di queste due differenze e la trasformazione di un unico canale di gestione integrativa, che rispetterebbe il concetto di capitalizzazione individuale attorno all’85%, mantenendo una quota del 15% di equilibrio intergenerazionale di solidarietà. “Se siamo una categoria – sottolinea Pavanello – il primo criterio che ci deve tenere uniti è quello della
solidarietà.

 

SALVAGUARDARE IL PRINCIPIO DI SOLIDARIETÀ DELLA CATEGORIA
La trasformazione a contribuzione definita, invece, secondo Pavanello “trasformerebbe Fpa in un Pip, il cui pericolo è che, venendo a mancare tutte le tutele di solidarietà, perderebbe il proprio significato intrinseco, spingendo le compagnie a gestirlo in maniera autonoma”. La parte da finanziare sarebbe intorno ai 350 milioni: il regolamento permette che questi soldi vengano rateizzati in una durata di 10, 15 o 20, a patto che sia fatta una fotografia della
platea degli iscritti al momento in cui parte l’operazione. Se si seguisse il passaggio da prestazione definita a contribuzione definita, le compagnie verserebbero la stessa somma in un’unica soluzione.
Pavanello ha citato i dati del bilancio 2013 di Fpa, che vede un patrimonio di mercato, inclusa la parte immobiliare, (di cui è stata fatta la svalutazione) pari a 870 milioni di euro. Accanto a ciò, vi è un surplus di 30 milioni derivante dell’apprezzamento dei titoli di Stato italiani. I contributi versati sono stati pari a 53 milioni, le pensioni pagate 55,5 milioni, con un utile di gestione di 24,9 milioni; relativamente alla gestione patrimoniale, il rendimento medio tra la
gestione ordinaria e integrativa è pari al 4,52%. Gli iscritti al 31 dicembre 2013 sono 15.637 con 10.329 pensioni erogate. Pavanello ha concluso il suo lungo intervento ricordando che “lo sbilancio attuariale è stato calcolato con elementi talmente stressanti, che lo sbilancio prospettico di 736 milioni si è ridotto a 706 milioni”.

 

IPOTESI LIQUIDAZIONE COATTA, UN DURO DANNO DI IMMAGINE PER GLI AGENTI
La relazione di Pavanello ha scatenato un animato dibattito tra gli agenti, a cui ha fatto seguito l’intervento del professor Claudio Cacciamani, consulente esterno chiamato da Anapa per analizzare la situazione di Fpa e valutare la migliore ipotesi di soluzione. “Leggendo
i bilanci del fondo – spiega Cacciamani – le cause che hanno portato allo sbilancio prospettico erano abbastanza prevedibili”: allungamento della vita degli iscritti e la loro riduzione in termini di numerici. “Io sono per il salvataggio di Fpa. Se non dovesse andare a buon fine, il rischio è quello di andare in liquidazione coatta, con un danno reputazionale molto forte per chi, tutti i giorni, intermedia strumenti previdenziali”. Il tempo è nemico di tutti, e la situazione è in fase di stallo. “Bisogna stare attenti a non mettere una pezza nuova a un abito vecchio”, spiega il professore, ricordando che “la situazione finanziaria è precaria, ma ora voi agenti siete condannati a salvare il fondo, perché non fate una professione avulsa da questo contesto, e il tempo non gioca a vostro favore”. Alle parole di Cacciamani hanno fatto seguito quelle di Vincenzo Cirasola, che ha sottolineato la delicatezza di questa situazione, di cui “finalmente
si inizia a parlare apertamente, facendo emergere che i conti presentati da Fpa non sono poi così idilliaci come è stato spesso raccontato. La situazione va analizzata a fondo, anche con il supporto dei nostri tecnici, prima di chiedere sacrifici ai nostri iscritti”. Il direttore di Anapa, Antonello Galdi, ha ricordato che “la Covip già nel dicembre 2012 avvertiva delle difficoltà di Fpa. Dobbiamo trovare una soluzione oltre che tecnica anche politica. Siamo condannati
a salvare il Fondo, ma non dimentichiamoci che l’adesione è volontaria, e non possiamo negare agli iscritti il diritto di poter scegliere. Noi – ha concluso – faremo la nostra parte”. Nicola Picaro, vice presidente di Unapass, ha poi invocato “una soluzione definitiva e credibile. Molti tra gli iscritti al fondo non aderiscono alle associazioni sindacali – ha osservato – e molti iscritti potrebbero non stare a sentire un’eventuale richiesta di sacrificio da parte di sindacati e associazioni. Qualsiasi soluzione si trovi con Ania, vogliamo l’assicurazione formale che Fpa resti l’unico fondo agenti di categoria”.
IL RINNOVO DEL CCNL E LE NOVITÀ DEI REGOLAMENTI IVASS
Un altro delicato tema di cui si è discusso è quello del rinnovo del Ccnl dipendenti. A fare il punto sulla trattativa sono stati Alessandro Lazzaro, vice presidente di Anapa, e Piergiorgio Pistone, componente della commissione Unapass Ccnl. Le principali notivà previste si suddividono in cinque punti: razionalizzazione dei profili di maggior diffusione; eliminazione degli articoli 17 bis e 17 ter; ammodernamento di altri profili; ampliamento dei blocchi per il
passaggio di livello; adeguata collocazioni dei profili. Del nuovo organismo di vigilanza (Oria) ha parlato l’avvocato Andrea Bullo. Il regolamento prevede una riorganizzazione delle
categorie: A, B e C. Tutti i subagenti e i dipendenti interni verrebbero caricati sulla figura dell’agente di riferimento, cioè la A. Altro argomento sul tavolo è il cosiddetto schema di Regolamento Ivass n. 3/2014 sulle semplificazioni, “che più che altro riguarda la dematerializzazione, e in particolare la disciplina della firma con i dati biometrici, l’utilizzo della Posta elettronica certificata (Pec) e il ricorso agli strumenti di pagamento elettronico”.

FONTE INSURANDE DAILY