Dopo l’ultimatum COVIP, l’associazione di categoria guidata da Claudio Demozzi chiede che si sfruttino “le grandi ricchezze del Fondo” per elaborare il piano di risanamento
Le vicende relative allo squilibrio prospettico del Fondo Pensione Agenti sembrano giunte ad un punto cruciale: nella giornata di ieri, la COVIP ha ricevuto gli organi di amministrazione del Fondo ed ha chiesto che entro 30 giorni l’Assemblea Straordinaria proceda con l’approvazione del piano di risanamento. Passato tale termine, se non si fosse giunti all’approvazione o se dovessero essere riscontrate anomalie, l’Autorità di Vigilanza proporrà il commissariamento del Fondo (decisione in ogni caso rimessa all’autonomia del Ministro del lavoro e delle politiche sociali).
Il Sindacato Nazionale Agenti, con una lettera inviata all’organo amministrativo del Fondo che segue di poche ore la richiesta di convocazione dell’Assemblea straordinaria formulata da COVIP, ha quindi chiesto di predisporre:
“un’ipotesi di piano di riequilibrio che:
• tenga conto di ipotesi prospettiche meno pessimistiche (che tengano conto tra l’altro dei consistenti avanzi di gestione) ed agisca su tutte le leve;
• tenga conto delle plusvalenze latenti sul portafoglio titoli;
• preveda una riduzione delle pensioni in erogazione equa e tollerabile dalla platea dei pensionati;
• preveda una riduzione (taglio) delle prestazioni pensionistiche future in misura non superiore al 30/35%.
Quanto sopra, con mantenimento dell’attuale impianto e regime a prestazione definita del Fondo Pensione, con ulteriore ipotesi integrata dall’aumento del contributo obbligatorio paritetico a carico agenti ed imprese”.
L’associazione di categoria guidata da Claudio Demozzi ha accolto “con soddisfazione” la decisione di rimettere al CdA del Fondo la decisione sul piano di risanamento, “che impone necessariamente di tenere conto dell’attuale situazione del Fondo, certamente diversa da quella di un anno fa, quando furono predisposte le prime ipotesi per il riequilibrio di uno sbilancio prospettico che, oggi, sembra essere fortemente ridimensionato rispetto ad allora”.
SNA – si legge in una nota – “ha sempre sostenuto che il Fondo è strutturalmente sano e da sempre ben gestito, capace di produrre avanzi di gestione consistenti e addirittura, secondo le notizie degli ultimi giorni, portatore di plusvalenze latenti, maturate grazie ad una favorevole congiuntura finanziaria che avrebbe fatto fruttare alcune passate buone scelte di investimento. Ed allora, perché non sfruttare queste ricchezze?”.
L’associazione di categoria è convinta che questo sia uno scenario possibile ed ha quindi chiesto al Fondo “di confermare la possibilità, con una riduzione delle prestazioni non superiore al 20-25% per le pensioni in erogazione e del 30-35% per quelle future”, di procedere con il riequilibrio dello sbilancio, nel tempo, anche in assenza di contributi economici da parte delle imprese. “In caso positivo – prosegue la lettera SNA – con le suddette premesse, questi interventi potrebbero costituire il piano da sottoporre alla vostra prossima Assemblea straordinaria che potrebbe incontrare il favore dei nostri Delegati”.
FONTE INTERMEDIA CHANNEL