Nell’assemblea convocata il prossimo 14 ottobre per decidere sulla revoca definitiva oppure il reintegro di Paolo Scaroni nel consiglio di Assicurazioni Generali,
Nell’assemblea convocata il prossimo 14 ottobre per decidere sulla revoca definitiva oppure il reintegro di Paolo Scaroni nel consiglio di Assicurazioni Generali, per l’ex Ad di Eni in ballo non ci sono solo i 242.472 euro di compenso annuale ricevuto dal gruppo triestino. C’è soprattutto la sua immagine.
È solo la prima e le altre potrebbero essere diverse, ma la raccomandazione appena emessa dal proxy advisor Iss, una delle maggiori società di consulenza che consigliano gli investitori istituzionali azionisti di Generali in materia di cariche sociali, a Scaroni non farà piacere.
ISS inizia dalla questione che ha innestato il tutto: «Il 31 marzo 2014, il Tribunale di Rovigo ha emesso una sentenza di primo grado contro Scaroni imponendo una pena detentiva di tre anni e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque (…) Il 12 maggio 2014, Scaroni ha annunciato la decisione di autosospendersi fino all’assemblea chiamata a pronunciarsi sulla sua decadenza come consigliere».
A seguire ISS cita il fatto che negli anni ’90 l’ex Ad dell’Eni è stato arrestato per corruzione chiudendo con un patteggiamento e che oggi è oggetto di due inchieste sempre per corruzione. La prima per le attività della controllata Saipem in Algeria e la seconda per quelle dell’Eni in Nigeria.
Conclusione dell’Iss: «Vi è sufficiente dubbio circa la sua capacità di sovrintendere in modo efficace il management aziendale e operare nell’interesse di tutti gli azionisti».
Immediato il commento di una persona molto addentro alla vicenda che chiede l’anonimato: «Occorre ricordare che nel procedimento di Rovigo su Porto Tolle c’è stata finora solo la sentenza di primo grado e che Scaroni si è detto del tutto estraneo. Mentre nelle inchieste della Procura di Milano su Algeria e Nigeria, non è stato neppure rinviato a giudizio, men che meno condannato. Quindi nessuna colpevolezza è stata provata su nessuno di questi fronti». Per questo motivo, la nostra fonte prevede che gli italiani voteranno contro la revoca. «Le mie previsioni, aggiunge, sono che la lettura data dagli azionisti italiani sarà antitetica a quella degli internazionali». Poi sottolinea: «Se i grandi fondi seguiranno la raccomandazione di Iss non sarà perché decideranno di ignorare il fatto che in quelle tre vicende ancora non sono state stabilite le eventuali responsabilità di Scaroni, ma perché riterranno che una persona, la quale in passato ha ammesso di aver pagato tangenti e oggi è indagata per la stessa cosa, non è adatta per il consiglio di una grande azienda pubblica. Ancor meno per il suo Comitato di Corporate Governance».
Sull’esito del voto del 14 ottobre c’è molta incertezza. Tutto dipenderà da chi parteciperà a un’assemblea convocata con un unico ordine del giorno: votare per l’Opzione A oppure per l’Opzione B. La prima significa un «voto contrario alla revoca del Dott. Paolo Scaroni e di conseguenza per la reintegrazione». La seconda un «voto per la revoca».
Gli investitori internazionali rappresentano circa il 33% della compagine azionaria e gli esperti si aspettano che seguiranno per lo più le indicazioni di voto di Iss. Ma bisognerà vedere quanti di loro parteciperanno.
A Il Sole 24 Ore risulta che la stessa società triestina abbia commissionato “proiezioni di voto” a Sodali, un consulente esterno specializzato che, prevedendo una partecipazione degli stranieri intorno al 20% delle quote, ha anticipato una situazione di grande equilibrio tra chi voterà a favore e chi voterà contro la revoca.
Ai vertici di Generali non si esclude però un’altra possibilità: che Scaroni decida di rinunciare alla carica, come ha fatto il 14 luglio scorso con quella nel board del London Stock Exchange.
FONTE IL SOLE 24 ORE