Mario Greco in circa venti mesi ha terminato la pulizia di bilancio, e chiuso il 2013 in utile per 1,9 miliardi.
Mario Greco in circa venti mesi ha terminato la pulizia di bilancio, e chiuso il 2013 in utile per 1,9 miliardi. Ora promette di più: «Generali deve fare più utili e li farà già nel 2014. Intendiamo raggiungere prima del tempo gli obiettivi e rivedere in senso migliorativo i dividendi », ha detto l’ad. Musica per le orecchie degli investitori istituzionali che hanno incrementato la presenza in assemblea, depositando il 15,28% del capitale, contro il 12,2% del 2013 e il 9,2% del 2012. Segno che il nuovo corso piace, ma ancor più piacerebbe se l’azione di Greco fosse più incisiva verso la gestione precedente di Perissinotto e Agrusti, che ha dissipato risorse in diversi rivoli non tutti rispettosi delle regole di governance. A invocare maggiore aggressività è stato Arturo Albano, della società di consulenza Talete, che per conto di alcuni fondi (Amber, Fidelity
e altri) titolari di uno 0,5% di Generali ha sollevato interrogativi e chiesto la pubblicazione del rapporto Kpmg sugli «investimenti alternativi». Una parte del rapporto è filtrato sulla stampa mesi fa e riscontrava potenziali aree di rischio con un impatto sul patrimonio stimabile tra 202,9 e 316,6 milioni di euro. «Perché il consiglio di amministrazione di Generali non ha ritenuto di procedere con un’azione di responsabilità nei confronti della passata gestione? – ha chiesto Albano -. Il gruppo più coinvolto e che avrebbe tratto maggior beneficio dagli “investimenti alternativi” fatti da Generali sembra essere Finint. Tra le operazioni realizzate, si è letto della sottoscrizione di titoli di Capital Appreciation. È possibile avere informazioni sui rapporti tra Generali, Finint e tale veicolo offshore?».
Greco non ritiene sia nell’interesse della società pubblicare il rapporto e dunque lo tiene chiuso nel cassetto. Non ha proposto azioni di responsabilità ma ha cercato di recuperare il più possibile. Su 200 milioni di esposizione verso la Finint di Enrico Marchi e Andrea de Vido se n’è visto rimborsare la metà e tratta sul resto. Anche se Marchi con una nota ha fatto sapere di «non aver alcun rapporto con Generali». Contro Perissinotto e Agrusti, Greco ha promosso una causa di lavoro per recuperare le buonuscite, che andrà in udienza il 29 maggio. Alla famiglia argentina Werthein ha fatto causa per recuperare altri 200 milioni. «Allo stato non sono state intraprese azioni legali verso Finint, sono peraltro in fase di studio le più opportune iniziative che potranno essere intraprese anche verso altri soggetti coinvolti nelle operazioni in cui Finint ha avuto ruoli», ha aggiunto il presidente
Gabriele Galateri. Potrebbe essere il caso di Veneto Banca verso cui il Leone vanta crediti per 300 milioni.
Recuperare soldi sì, azione di responsabilità verso il precedente consiglio no. Anche perché altrimenti Greco rischierebbe di mettersi contro i grandi soci che hanno voluto il rinnovamento, a partire da Mediobanca, fino a De Agostini, Caltagirone e Del Vecchio. I quali hanno storto il naso e digerito a stento la causa a Perissinotto e Agrusti e potrebbero opporsi a un’azione
che li vedrebbe protagonisti da due parti, essendo molti di loro presenti nel cda Generali da molti anni. Ma Greco s’è costruito la fama di manager tutto d’un pezzo e se ci sarà da procedere, magari su sollecitazione dei fondi esteri, lo farà. Intanto prepara con cura il prossimo zuccherino: «La vendita di Bsi è da fare con attenzione. È un asset complesso con attivi in Europa, Asia e Sud America, meglio procedere con cautela e arrivare a una vendita vantaggiosa».
FONTE REPUBBLICA