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Il 40% delle multiramo è investito in unit linked

NewSintesi e Rassegna Stampa | 7 Luglio 2015 | 0

Si alza il velo sulle discusse polizze multiramo che negli ultimi mesi sono protagoniste della raccolta. A fornire i numeri di questi contratti di assicurazione unitari sulla Vita, ma risultati dalla combinazione di più rami, è stata l’Ania nel volume «L’assicurazione italiana» reso noto nei giorni scorsi. Sono soluzioni che investono su più rami (non solo sul I quello delle polizze garantite) ma anche sul III quello delle unit linked, che come è noto espongono al rischio i sottoscrittori. Inoltre, per il fatto di essere prodotti a metà strada tra finanza e assicurazione ci sono anche dei problemi di vigilanza da risolvere, visto che la Consob vigila sulla trasparenza dei contratti assicurativi finanziari mentre Ivass su quelli assicurativi. Ora la questione è all’ordine del giorno, tuttavia nell’immediato i presidi di controllo sono sicuramente insufficienti rispetto al peso che questi contratti stanno acquisendo nei portafogli degli italiani.
Le multiramo, adottate ormai da quasi tutte le più grandi compagnie che, in uno scenario di tassi bassi e con le nuove regole di Solvency, si trovano in difficoltà a continuare nella gestione delle polizze rivalutabili, hanno raccolto nel 2014 circa 12 miliardi (poco più del 13%) della nuova raccolta assicurativa, tuttavia nel 2015 tale dato è destinato ad aumentare in maniera sostenuta (tenuto conto dell’aumento dei contratti con tali caratteristiche).
«Per reagire al contesto di bassi tassi le imprese stanno, da un lato, diversificando l’asset allocation delle polizze più tradizionali con l’obiettivo di migliorarne la redditività — spiega Aldo Minucci, presidente Ania nella sua relazione —. Dall’altro, stanno collocando prodotti che abbinano le gestioni separate con i fondi unit linked; sono nuove tipologie di contratti che prevedono una maggiore esposizione all’andamento dei mercati finanziari, al fine di far conseguire agli assicurati rendimenti soddisfacenti nel medio-lungo termine. I risultati dell’ultimo anno mostrano che si è trattato di una scelta giusta, vantaggiosa per imprese e clienti. Ma non esistono certezze nel mondo degli investimenti — fa notare Minucci —. Tutti, assicuratori e assicurati, dovranno accettare per il futuro di convivere con un maggiore livello di rischio».
La ricerca di soluzioni alternative alle forme di risparmio garantito non è una tendenza solo italiana. Secondo lo studio Ania anche in Francia è stata recentemente introdotta una nuova tipologia di fondi ibridi collegati a contratti di assicurazione, denominati “euro-croissance” basati su una componente significativa dell’asset allocation dedicata al reddito fisso e alla restituzione del capitale investito a una certa data prestabilita, e su una quota rimanente più dinamica finalizzata al perseguimento di risultati positivi nel medio-lungo periodo.
Ma se in Francia prevale la componente garantita, in Italia inizia a registrarsi un trend di diffusione maggiore della componente a rischio aperto per il cliente: dall’analisi infatti risulta che la quota di premi investiti in ramo III è pari al 40% percentuale più elevata di quella che si registra sulla nuova produzione complessiva. La multiramo si sta evidentemente dimostrando un prodotto efficace per diversificare aumentando rischio degli assicurati. Limitandosi ai prodotti diversi dalle multiramo la quota impiegata in prodotti linked si ferma al 20%.
Venendo all’analisi dei trend delle ibride esse rispecchiano aabbastanza la distribuzione generale Vita. Quanto alla qualità della raccolta a fronte di canale bancario, postale e agenziale più cauti nella proposta della componente rischiosa, con un ramo I che ancora predomina anche nelle multiramo, per i promotori finanziari il ramo III supera i tre quarti del totale venduto tramite polizze ibride.

FONTE PLUS 24 – 4 LUGLIO

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