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Il calo dell’Rc Auto affossa gli utili degli intermediari

8 Novembre 2014

In uno scenario che sorride, almeno per ora, alle compagnie con combined ratio e bilanci in miglioramento, non accenna a riprendersi il business degli agenti assicurativi. Lo evidenzia anche l’indagine di Innovation Team dal titolo «Il cambiamento dell’intermediazione assicurativa e il punto di vista degli agenti» che fotografa il settore a fine 2013.

 

In uno scenario che sorride, almeno per ora, alle compagnie con combined ratio e bilanci in miglioramento, non accenna a riprendersi il business degli agenti assicurativi. Lo evidenzia anche l’indagine di Innovation Team dal titolo «Il cambiamento dell’intermediazione assicurativa e il punto di vista degli agenti» che fotografa il settore a fine 2013.
La crisi delle agenzie si è acuita nell’ultimo anno in analisi soprattutto a causa della contrazione della raccolta auto, che produce non solo una diminuzione degli incassi d’agenzia ma anche un aumento dei costi causato dall’allungamento dei tempi di trattativa per il rinnovo. Così l’utile medio dell’agenzia per singola polizza auto intermediata è sceso a 3,7 euro. La redditività media, in un mercato ancora dominato dall’Rc auto, crolla di conseguenza dai 76mila euro del 2012 ai 71mila euro del 2013, con un calo del 6,6%. Un’agenzia sostiene in media costi pari a 229mila euro, mentre i ricavi sono scesi a 300mila euro (304mila nel 2012). Va al di sotto delle 13mila unità anche il numero delle agenzie. Secondo i dati rielaborati utilizzando i numeri ricavati dai siti delle compagnie, in Italia alla fine dello scorso anno le agenzie erano 12.993 (con un calo del 3% rispetto alle 13.402 del 2012). Dal 2008 a oggi il sistema distributivo ha perso 2.500 agenzie (pari a un calo del 16%) e oltre duemila agenti che hanno subito nel periodo in analisi un calo meno significativo anche grazie all’accorpamento di agenzie in corso sul territorio anche a fronte delle fusioni realizzate.
In uno scenario in caduta libera tiene il plurimandato. «Nonostante la riduzione del numero di agenzie plurimandatarie (scese a 2.990 unità) – spiega Fabio Orsi, manager di Innovation Team – a fine 2013 il plurimandato rappresenta in termini numerici il 23% del contesto agenziale italiano: il dato più alto di sempre. Ma solo la metà dei 4.254 plurimandatari utilizza la pluralità dei marchi in modo consapevole e significativo – continua Orsi –. Gli altri sono plurimandatari o per finalità tattico-difensive o perché in possesso di mandati specialistici».
Lo studio fa anche il punto sulle collaborazioni a poco meno di due anni dalla possibilità di realizzare accordi con altri intermediari iscritti al Rui (Registo unico degli intermediari). Le collaborazioni riguardano circa il 60% delle agenzie. Più nel dettaglio il 29,7% di chi “collabora” ha realizzato accordi con altri agenti, il 46,3% lavora con broker mentre il 16,6% delle agenzie ha in corso accordi con gli iscritti alla lettera E del Rui.
Considerando plurimandato e collaborazioni dunque ormai meno del 30% delle agenzie è effettivamente monomandatario. Rispetto alla situazione antecedente al decreto Bersani, che ha introdotto il plurimandato, quando questa quota era superiore al 90% il cambiamento è profondo. Tuttavia il desiderio del legislatore che pensava di stimolare la concorrenza introducendo anche la libertà di collaborazione non si è ancora realizzato, anzi. Le collaborazioni hanno un impatto modesto sul mercato in termini di volume di affari incide per circa il 2% sugli incassi realizzati dall’agenzia nel danni.
«L’utilizzo è prevalentemente tattico per non perdere il cliente e focalizzato sui rischi professionali (dove le compagnie generaliste non vogliono assumere) nonché su altri business specialistici come le cauzioni e l’auto», sottolineano a Innovation Team dove per condurre lo studio, oltre ad avere elaborato i dati del Rui e delle altre banche dati, hanno realizzato 1.800 questionari online associati a focus group. Forse le cose cambieranno dopo l’intervento dell’Antitrust, mirato a rimuovere gli ostacoli alla concorrenza, che ha sortito da parte delle compagnie la stesura degli “impegni”. Per ora l’effetto Antitrust non si sente perché le compagnie stanno operando internamente per rivedere gli accordi. È probabile però che nei prossimi mesi anche i marchi che più hanno disincentivato l’intermediazione indipendente si affaccino al plurimandato e alle collaborazioni.

FONTE PLUS 24