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LAZZARO: «FPA, ANA E CCNL? IL VERO PROBLEMA E’…»

3 Settembre 2014

Per il vicepresidente di Anapa l’unica strada per trattare le tre tematiche è la negoziazione, anche se a preoccupare l’associazione è…

 

È operativa da un anno e mezzo, ma è presente su tutti i tavoli tecnici di lavoro che riguardano la categoria degli agenti. È l’Anapa, l’Associazione nazionale agenti professionisti di assicurazione. Tuttointermediari.it ha voluto testare il polso dell’associazione sui temi caldi in discussione con l’Ania (Fondo pensione agenti e rinnovo Ana) e con le organizzazioni sindacali che rappresentano i dipendenti di agenzia (Contratto collettivo nazionale di lavoro). Il momento è difficile e solo mantenendo i nervi saldi è possibile superarlo: è questo, sostanzialmente, il messaggio di Alessandro Lazzaro, ex presidente del Gruppo agenti Axa Italia e attuale vicepresidente di Anapa. Con lui, Tuttointermediari.it ha parlato a 360 gradi, scoprendo che, per l’agente che opera a Palermo, il vero problema è un altro: la disintermediazione.

Domanda. Quale è la posizione di Anapa in merito alla questione relativa al Fondo pensione agenti?

Risposta. Affermare che è grazie all’intervento di Anapa che il tema del Fondo pensione, in tutta la sua reale dimensione, è oggi di fronte all’incontrovertibilità dei numeri sarebbe semplicistico. L’associazione ha sempre sostenuto che il Fondo va salvato non nascondendo la verità ai colleghi. una verità che forse per alcuni è amara e che porterà comunque a un’attribuzione di responsabilità circa i motivi per cui oggi ci si trova in questa situazione. Per poter trovare una soluzione percorribile tuttavia era a nostro avviso necessario e lo abbiamo manifestato pubblicamente in ogni sede che: si fosse proceduto a un immediato azzeramento del’attuale Consiglio, posto che è proprio il sistema su cui si è fondata la spartizione di posti a discapito delle capacità che non può essere più tollerata; si fosse proceduto a nominare un board di advisor indipendenti che doveva stabilire qual è la soluzione che dà maggiori garanzie e che dia al Fondo una prospettiva solida in particolare per i giovani; si fosse avviata la discussione con l’Ania partendo dal presupposto che esiste una corresponsabilità di chi per Ania ha fatto parte del consiglio di amministrazione nel risultato che è sotto gli occhi di tutti, ma con l’obiettivo comunque di trovare una soluzione che tenga in vita il Fondo.

D. Tutto questo non è avvenuto…

R. Non solo non siamo stati ascoltati, ma qualcuno ci ha anche accusati di “creare panico ingiustificato”, tanto da far deliberare un blocco dei trasferimenti che, tra l’altro, suscita più di una perplessità sul piano giuridico. Nel frattempo manca poco alla scadenza del tempo concesso dalla Covip per trovare una soluzione di riequilibrio e, oltre alla magra consolazione di aver constatato come il nostro grido di allarme fosse reale, non vedo altre soluzioni se non quella di ricercare pervicacemente un compromesso con l’interlocutore naturale che è l’Ania. A questo proposito la nostra visione è che iniziative dirompenti, frutto di decisioni che rispetto ma non condivido,  rischiano di compromettere le possibilità di accordo e portano inevitabilmente alla liquidazione del Fondo. Spero sia chiaro a tutti che, in caso di mancato accordo tra le parti sociali, la Covip nominerà un commissario con l’incarico di provvedere alla liquidazione. Se ciò avverrà è prassi che le attività di liquidazione privilegino coloro che sono già in pensione e, successivamente, gli agenti in carica. Per la gran parte degli agenti in attività questo significherebbe perdere gran parte dei loro risparmi oltre la quota versata dalle imprese. Per questo è necessario che la trattativa, anche dura, serrata, non lasci il campo a iniziative che non hanno vie di ritorno. In ogni caso è necessario prendere atto senza false illusioni che, qualunque sia la soluzione che si adotterà, sarà una soluzione che comporterà grandi sacrifici per tutti; servono pazienza e lucidità più che dimostrazioni muscolari di dubbia efficacia. Non dimentichiamoci inoltre che al Fondo aderiscono tutti gli agenti e non solo quelli iscritti alle associazioni di categoria, il che significa che circa i due terzi della categoria non può essere posta in balia di estremismi di alcun genere.

D. Che cosa proporrà Anapa per uscire da questo tunnel?

R. Uscire dalla situazione in cui si è arrivati è piuttosto complesso. Ci troviamo di fronte a un interlocutore (l’Ania) che ha dato la sua disponibilità a intervenire modificando strutturalmente l’impostazione su cui si basa il Fondo. Ribadisco: Anapa è per la negoziazione fino all’impossibile, anche se questo dovesse comportare l’allungamento dei tempi per la risoluzione. Non vedo soluzioni diverse. Ricordiamoci che quella del Fondo pensione agenti non è una questione tra le organizzazioni sindacali e l’Ania. C’è un terzo soggetto che è la Covip. Se non si arriva a una soluzione condivisa si opterà per il commissariamento. Che rappresenta una vera e propria sciagura. Dichiarare uno stato di agitazione significa correre il rischio di vedersi interrompere qualunque trattativa. Su un punto, i sindacati sono tutti d’accordo: i 16 milioni di euro proposti dall’Ania non sono sufficienti. Ma qual è il punto di arrivo? Anche se l’Ania arrivasse a proporre 100 milioni non cambierebbe di molto la sostanza dei sacrifici richiesti agli agenti di fronte a un disavanzo che è pur sempre di 700 milioni.

D. Parliamo del rinnovo Ana, altro tema caldo. Quale è la posizione di Anapa?

R. Credo che un accordo nuovo sia non solo nell’interesse degli agenti, ma anche delle imprese. Noi riteniamo che un accordo debba anzitutto riguardare tutti i rapporti tra gli intermediari e le imprese e quando dico tutti mi riferisco al fatto che negli ultimi tempi si siano by-passati gli attuali istituti con accordi di collaborazione che non solo hanno generato un vero e proprio far west, ma non creano alcun valore per le stesse imprese. Un accordo che disciplini le condizioni di accesso e di risoluzione del mandato e ne definisca la cornice. Sostenere che un nuovo accordo sia una strada impercorribile in base al recente provvedimento dell’Agcm mi pare ardito, considerato che, comunque, l’Ana del 1951 è erga omnes e ha forza di Legge. Tuttavia, faccio fatica a capire come verso lo stesso interlocutore in un ambito si voglia proclamare lo stato di agitazione e in un altro un invito a velocizzare la discussione.

D. Che cosa pensa del fatto che un grande gruppo assicurativo italiano come Unipol abbia provato a mettere in piedi un tavolo tecnico con i gruppi agenti per discutere di rivalse e liquidazioni, temi questi che fanno parte della contrattazione di primo livello?

R. Beh, il rappresentante del gruppo Unipol è il capo delegazione dell’Ania per la distribuzione e questo è un aspetto ancor più rilevante. Partiamo, tuttavia, da un punto: c’è la necessità di regolare i rapporti, sia per gli agenti, sia per le imprese. La sede naturale dove discutere la ridefinizione un nuovo accordo nazionale non è altro che il tavolo istituzionale. Non ci possono essere tavoli di secondo livello. L’accordo nazionale non si può bypassare, costituendo per esempio delle scatole vuote. Mi riferisco al fatto che le compagnie le stanno tentando tutte, anche attraverso la costituzione di società che vengono iscritte in sezione A, siglando accordi di collaborazione che superano gli istituti dell’accordo impresa – agenti. Il rifiuto a contrattare argomenti delicati come rivalsa e liquidazione da parte delle sei rappresentanze agenziali del Gruppo Unipol è un segnale importante.

D. Altro tema d’attualità è il contratto collettivo nazionale di lavoro dei dipendenti di agenzia. A quanto pare Anapa è in dirittura di arrivo per trovare una soluzione…

R. Il lavoro su cui ci si è concentrati in ambito Ccnl si è basato su due direttrici: la prima riguarda il tema dell’abolizione degli automatismi, in particolare quelli generati dall’art.17 del CCnl 2011 e pensiamo, in massima parte, di aver raggiunto gli obiettivi che ci siamo prefissati; la seconda direttrice fa riferimento alla sensibile riduzione del costo degli arretrati e anche in questo caso riteniamo che il risultato della trattativa non sia trascurabile. In ogni caso crediamo che definirsi imprenditori e lasciare i propri dipendenti senza un contratto per quasi 6 anni non dia credibilità alla categoria; siamo consapevoli che le mutazioni di mercato richiederanno interventi sulla struttura contrattuale atti a far sì che il personale delle agenzie sia ancora centrale nel processo di distribuzione; è vero, però, che in democrazia gli interlocutori non si scelgono, ma con le controparti ci si confronta con l’obbligo di trovare delle soluzioni condivise. Nei regimi, invece, come interlocutore ci si sceglie che è d’accordo

D. È probabile che si chiuda entro la fine del 2014?

R. Spero di sì. Ci sono delle complessità che però sono in via di risoluzione. Restano pochi punti da limare. Le premesse per poterlo sottoscrivere ci sono tutte. Noi non stiamo intervenendo per una ristrutturazione totale del Ccnl. Cercare soluzioni con altre associazioni, come sta facendo qualche altra associazione sindacale, significa abdicare alla titolarità della negoziazione.

D. Ci sono altre tematiche su cui sta focalizzandosi l’attenzione di Anapa?

R. Sì. Personalmente credo ci sia un argomento ancora più importante di quelli trattati in precedenza in questa intervista: la disintermediazione. La percezione che abbiamo è che attraverso i processi di digitalizzazione le imprese più grandi stiano accelerando questo fenomeno e il mercato per gli intermediari si sta restringendo sempre di più. A questa situazione stanno concorrendo tanti aspetti. Per esempio i connotati dell’Ivass, la cui posizione sta sempre di più accomunando il settore assicurativo e quello bancario. Ma anche la futura dematerializzazione del contrassegno. Anapa ha lanciato, insieme con il Cetif, una iniziativa di studio volta a capire l’approccio delle imprese e degli intermediari rispetto alla digitalizzazione. Tutto ciò allo scopo di individuare delle modalità che permettano alle agenzie di rimanere centrali nella relazione con i clienti.

FONTE TUTTO INTERMEDIARI