C’è meno immobiliare nei bilanci delle compagnie assicurative italiane. Non è un terremoto, ma un processo di lenta erosione dove pesano alcune svalutazioni,
C’è meno immobiliare nei bilanci delle compagnie assicurative italiane. Non è un terremoto, ma un processo di lenta erosione dove pesano alcune svalutazioni, la necessità di alleggerire un peso che si era gonfiato molto prima della crisi e la consapevolezza che, soprattutto negli ultimi anni, è venuta meno la componente anticiclica di questa classe di investimento. Alcuni osservatori fanno notare che la situazione potrebbe cambiare a causa dell’appiattimento dei rendimenti nel settore obbligazionario – in particolare dei titoli governativi – che potrebbe riportare l’attenzione sul real estate dove, dopo il drastico calo dei prezzi degli ultimi anni, si possono spuntare rendimenti allettanti. Ma i tempi non sono ancora maturi.
Guardando alle quattro maggiori assicurazioni quotate a Piazza Affari, si osserva che solo Cattolica Assicurazioni ha aumentato il peso della componente immobiliare che è salita del 17% a 463 milioni. Una buona fetta di questo aumento, però, è dovuta all’acquisizione di Fata Danni che ha portato in dote sei immobili per un totale di 41 milioni di euro. Si tratta di un piccolo portafoglio che è uscito dal perimetro di Generali, ex proprietaria di Fata. La compagnia triestina mantiene sostanzialmente invariata la sua esposizione nel settore con 27,64 miliardi di euro, pari a circa il 4% del totale degli investimenti. Proprio il Leone, già oggi uno dei grandi protagonisti del settore, potrebbe essere uno dei candidati a sfruttare la nuova fase di ripresa del real estate. Nell’investor day dello scorso novembre la società aveva chiarito che intende incrementare la sua esposizione nel settore immobiliare nei mercati core e diversificare al di fuori dell’area Euro. Il processo è in marcia ma, in questi mesi, la società si è dedicata soprattutto a mettere ordine a partire dal progetto di sviluppo immobiliare di Citylife a Milano dove è stata completata la separazione dal socio Allianz. Alcuni manager come Giancarlo Scotti e Giovanni Paviera, intanto, hanno lasciato il gruppo e altri ne sono arrivati come il francese Christian Delaire, chiamato da Mario Greco a guidare Generali Real Estate o Armando Borghi che, da un paio di mesi, ha preso le redini di Citylife.
Chi invece sta cercando di ridurre il peso del settore immobiliare è la nuova Unipol che ha avviato una profonda revisione sul comparto dopo la fusione con FonSai, Milano Assicurazioni e Premafin che hanno portato nel gruppo un portafoglio immobiliare significativo retaggio del periodo Ligresti. L’impresa di riorganizzare il caos dell’ex gruppo Ligresti si è rivelata difficile ma, dopo quasi 400 milioni di svalutazioni fra 2012 e 2013 e altri 70 milioni nel primo semestre 2014, i risultati stanno arrivando. In molti casi il patrimonio immobiliare ha avuto bisogno di investimenti per ammodernamenti, le vendite, per contro, sono state minime: poche decine di milioni di euro, per non svendere in un mercato ancora difficile. Il risultato è che oggi Unipol mantiene un patrimonio immobiliare di 4,6 miliardi, in linea (-2,5%) con quello di fine dicembre: «L’operatività resta incentrata sulla razionalizzazione del patrimonio immobiliare in portafoglio e nella ricerca di occasioni di valorizzazione», spiega la relazione semestrale.
Anche chi in questi anni ha puntato molto sull’immobiliare come Vittoria Assicurazioni adesso frena. La compagnia ha investimenti immobiliari per 586 milioni, vale a dire quasi un quinto del totale pari a poco più di tre miliardi, ma nell’ultimo semestre la componente si è ridotta dell’1,2%. L’esposizione al real estate di Vittoria Assicurazioni punta molto sullo sviluppo immobiliare (264 milioni di immobili in costruzione) che è stato il comparto più colpito dalla crisi, ma che non sembra aver pesato sui bilanci: le svalutazioni semestrali sono state di appena tre milioni e l’anno scorso non erano andate oltre i 5,4 milioni.
FONTE IL SOLE 24 ORE