Pensionamenti flessibili con un sistema di penalizzazioni e premi per reintrodurre la gradualità cancellata dalla legge Fornero. Una pensione di base di 442 euro, finanziata dalla fiscalità generale – da affiancare a quella contributiva maturata – per garantire ai giovani un tasso di sostituzione pari almeno al 60 per cento.
Pensionamenti flessibili con un sistema di penalizzazioni e premi per reintrodurre la gradualità cancellata dalla legge Fornero. Una pensione di base di 442 euro, finanziata dalla fiscalità generale – da affiancare a quella contributiva maturata – per garantire ai giovani un tasso di sostituzione pari almeno al 60 per cento.
Sono alcune delle proposte contenute nel Decalogo per le pensioni elaborato dall’area Lavoro e Welfare del Pd – tra i promotori l’ex ministro Cesare Damiano, Maria Luisa Gnecchi e Teresa Bellanova – illustrato oggi alla Camera, che parte da un presupposto: la Ragioneria tra il 2020 ed il 2060 ha calcolato che si risparmieranno per effetto della “riforma” Fornero oltre 300 miliardi di euro, circa il 15% del debito pubblico. «Con le pensioni si é abbondantemente foraggiata la diminuzione del debito pubblico e oltre non si può andare – sostengono gli autori della proposta –. È ora di restituire le risorse con interventi di correzione per migliorare il sistema».
Il Decalogo guarda anzitutto ai giovani che iniziano a lavorare più tardi, con un’attività precaria che comporta basse retribuzioni e discontinuità occupazionale, con conseguenze negative sul versante previdenziale. L’obiettivo di garantire ai giovani un assegno pensionistico pari al 60% dello stipendio può essere conseguito agendo su quattro leve: abbassare l’età di ingresso all’impiego sperimentando l’alternanza scuola-lavoro come previsto dal decreto Carrozza. Secondo: garantire un equo compenso per le forme di impiego che non fanno riferimento ad un contratto nazionale. Terzo: istituire una pensione di base, finanziata dalla fiscalità generale, di 442 euro (come l’assegno sociale) in aggiunta a quella contributiva maturata dal dipendente, autonomo o parasubordinato. Questa pensione è riconosciuta al 65°anno di età, con almeno 15 anni di contributi. Ai parasubordinati iscritti alla Gestione separata dopo il 31 dicembre 1995, va riconosciuta una maggiorazione fino al 20% dei coefficienti di trasformazione applicabili, con un incremento dell’aliquota di computo, entro il limite previsto ai lavoratori dipendenti.
Un’altra priorità, oggetto di un Ddl presentato da Damiano, è garantire flessibilità nel pensionamento, con penalizzazioni e premi in un range tra i 62 e i 70 anni di età, con almeno 35 anni di contributi e un assegno che sia almeno una volta e mezzo la pensione sociale. Chi andrà in pensione a 62 anni avrà una penalizzazione dell’8% che diminuisce del 2% all’anno fino a 66 anni, età nella quale si annulla. Per chi rimane al lavoro oltre i 66 anni scatta una rivalutazione che raggiunge l’8% per chi andrà in pensione a 70 anni. Con 41 anni di contributi, uomini e donne potranno andare in pensione a prescindere dall’età anagrafica e senza penalizzazioni.
Per i parasubordinati si propone il superamento dell’«anacronistica esclusione» dall’applicazione del cosiddetto principio di automaticità della prestazione previdenziale prevista per i lavoratori dipendenti dall’articolo 2116 del codice civile. Per i parasubordinati “esclusivi” iscritti alla gestione separata Inps si chiede di allineare i minimali contributivi a quelli dei dipendenti per garantire una maggiore anzianità con meno buchi previdenziali. Infatti pur lavorando un anno intero, spesso non raggiungono il minimale dei lavoratori autonomi (15.516 euro), mentre il minimale dei dipendenti è di 10.419 euro (9.953 euro in media per i lavoratori a progetto).
Altro nodo, le pensioni d’oro. La proposta è di fissare un tetto di 5mila euro netti mensili (90mila euro lordi annui), senza sommare per il conseguimento di questa soglia le pensioni integrative o complementari ma i vitalizi, studiando un «metodo che non sia il ricalcolo e che non incorra nella censura della Consulta». Si ipotizza il congelamento dell’indicizzazione o la stabilizzazione del contributo di solidarietà oltre la soglia: «le risorse risparmiate vanno al sistema pensionistico».
FONTE IL SOLE 24 ORE