Un’operazione in grado di cambiare il profilo di Intesa e quindi con un alto livello di rischio di esecuzione ma anche con un quoziente di sfida importante, che porterebbe alla nascita di un vero campione nazionale in ambito finanziario (forse persino troppo grande in termini di concentrazione di quote di mercato in ambito assicurativo Vita, e dunque con possibili cessioni imposte dall’Antitrust). Così vedono la potenziale operazione gli analisti, a tratti preoccupati per la nascita di un colosso bancario- assicurativo (che non sempre ha avuto vita semplice) e comunque in attesa di maggiori chiarimenti sul “razionale” dell’operazione. Molti analisti prevedono invece un incremento dei target price di Generali, che dovrebbe ricevere un premio nel caso arrivasse l’offerta.
Non a caso Equita ha alzato da “hold” (tenere) a “buy” (comprare) il giudizio sul Leone di Trieste, portando il prezzo obiettivo (il cosiddetto target price) da 15 a 19 euro, mentre non ha modificato il giudizio su Intesa, che si troverebbe ad avere una quota di mercato nel settore vita intorno al 30%. Il broker sottolinea, come elemento a favore, che una eventuale cessione di alcune attività di Generali, ad esempio in Francia, potrebbe avere implicazioni positive sul gruppo in termini di Solvency 2 (l’indicatore di solvibilità fondamentale per valutare il grado di forza finanziaria di un’assicurazione) migliorando il ratio di Generali dall’attuale 165% ad un valore intorno al 200%. Tra le conseguenze negative il broker indica «una riduzione della visibilità sulla politica dei dividendi».
La minore visibilità sulla remunerazione degli azionisti post operazione con Generali è un punto su cui tutti gli analisti si interrogano (con qualche perplessità, nonostante due giorni fa la banca guidata da Messina abbia sottolineato che qualsiasi operazione deve essere “coerente con la distribuzione di valore per i propri azionisti”). E’ quanto sottolinea ad esempio Ubs tra i fattori “contro”: c’è il rischio per Intesa di dover rivedere il dividendo target del 2017, in caso in cui vada in porto l’operazione. Un altro elemento di complessità viene dal fatto che alcuni azionisti di Intesa (leggi le Fondazioni, ndr), potrebbero nutrire timori sul nuovo profilo della banca. Ma, tra i fattori positivi, il colosso elvetico sottolinea l’apporto positivo in termini di utili e di sinergie da costo, che dunque renderebbero l’operazione accrescitiva per il nuovo gruppo (se i multipli cui avverrà saranno ragionevoli).
Positivo anche il giudizio di Icbpi, che sottolinea pure l’effetto positivo che potrebbe venire in Borsa a Banca Generali: attualmente la preziosa controllata dal Leone di Trieste (al 50,1%) non incorpora ancora un premio da operazioni straordinarie. Per Intesa si tratta di “un passo rischioso” anche se la banca parte da una “solida posizione di capitale”. Non è escluso, aggiungono, che in un’operazione di carta contro carta ci possa essere una valorizzazione implicita di Generali di 20-22 euro ad azione, con un premio di controllo nell’ordine del 30-40% rispetto ai valori attuali.
Secondo il Credit Suisse in una prospettiva industriale i punti forti per Intesa sono Banca Generali e l’asset management mentre ha meno appeal il business assicurativo tradizionale. Gli analisti si soffermano sul nodo dell’assorbimento di capitale (che ha parecchie complessità e incertezze dal punto di vista regolatorio). Nell’ipotesi più favorevole potrebbe esserci un accrescimento di 180 punti base del Cet1 di Intesa.
FONTE LA REPUBBLICA
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