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RC AUTO IN EUROPA: ECCO PERCHE’ IN ITALIA LA COPERTURA COSTA DI PIU’

4 Settembre 2014

L’elevata frequenza dei sinistri e il relativo costo medio totale fanno la differenza. A sottolinearlo sono i risultati di uno studio condotto dalla società di consulenza Boston Consulting Group. 

 

Perché in Italia il premio medio per la polizza Rc auto è più elevato rispetto a quello dei principali paesi europei? L’Ania ha dato incarico a una società di consulenza internazionale (Boston Consulting Group) di effettuare uno studio comparativo che spiegasse le motivazioni tecniche alla base delle differenze nei prezzi della copertura Rc auto. L’indagine ha preso in esame quei Paesi, come Germania, Francia, Spagna e Regno Unito, che hanno caratteristiche simili a quelle dell’Italia, in termini di popolazione e dimensione del parco circolante.

Il confronto dei principali indicatori di sinistrosità tipici di un contratto assicurativo Rc auto che concorrono a definire il prezzo finale da far pagare agli assicurati (frequenza sinistri e relativo costo medio) è stato fatto con riferimento ai soli rischi retail (escludendo quindi i veicoli commerciali e limitatamente ad autovetture e motocicli) e su un periodo di 5 anni (2008-2012). Vediamo, in sintesi, i risultati dello studio.

FREQUENZA SINISTRI – Dall’analisi di questo parametro si nota per l’Italia, nel quinquennio 2008-2012, un valore medio pari a 7,9%, contro il 6,6% dei paesi confrontati. Si tratta, spiega lo studio, di quasi 1,5 punti percentuali in più, pari a circa il 20% di maggiore rischiosità per l’Italia. Una differenza, tuttavia, che è andata progressivamente riducendosi nel tempo: alla fine del 2012 il gap si era ridotto a circa 0,4 punti percentuali. Nonostante il miglioramento registrato, il valore dell’indicatore rimane per l’Italia il più elevato tra tutti e cinque i paesi oggetto dell’analisi. La società di consulenza spiega anche quali sono le possibili cause di questo divario: una maggiore congestione del traffico stradale che aumenta la probabilità di incidenti, parzialmente controbilanciato da un chilometraggio medio più basso (quasi 12 mila km/anno a veicolo per l’Italia, rispetto ai 14,5 mila km per i paesi confrontati); un livello più alto di frodi non scoperte (7% – 10% in Italia, rispetto al 3% – 5% della media europea); un rischio stradale più elevato e una presenza maggiore di motoveicoli in Italia hanno come diretta conseguenza una più elevata frequenza sinistri e un’incidenza più alta dei danni gravi alle persone (i motoveicoli in Italia rappresentano il 13% del totale veicoli contro il 10% della Francia, l’8% della Spagna e appena il 3% del Regno Unito); una più alta frequenza di sinistri con colpo di frusta in Italia rispetto alla media europea (0,6% contro lo 0,5%).

Questi elementi, dunque, hanno un’influenza (peggiorativa per l’Italia) sull’indicatore totale di frequenza sinistri ma si ripercuotono anche sulle singole componenti di danno. L’Italia, infatti, ha un indice di frequenza sinistri nel periodo analizzato più elevato sia nei danni alle cose (dove si registra per l’Italia un valore del 6,2% rispetto al 5,4% dei paesi confrontati), nei danni lievi alla persona (1,4% contro l’1% per gli altri paesi), nei danni medio-gravi alla persona (0,2% rispetto a 0,4%) e nei danni mortali dove per il nostro Paese si rileva una frequenza pari a 0,009%, mentre è 0,007% nella media dei paesi confrontati.

COSTO MEDIO TOTALE DEI SINISTRI – Analizzando anche il costo medio dei sinistri risulta dallo studio che l’Italia ha un valore più elevato rispetto agli altri paesi nei danni a cose (1.741 euro per l’Italia rispetto ai 1.720 euro degli altri paesi), nei danni lievi alla persona fino a 3 punti di invalidità permanente (4.592 euro per l’Italia rispetto ai 3.691 euro degli altri paesi, gap spiegato dai molti casi imputabili ai colpi di frusta) e, soprattutto, nei danni da morte dove per l’Italia il rimborso medio sfiora i 650 mila euro a sinistro (è appena sotto i 140 mila euro per i paesi confrontati). Solo nei danni medi alla persona (cioè con una percentuale di invalidità permanente tra 4% e 9%) e nei danni severi alla persona (percentuale di invalidità permanente superiore al 9%), risulta per l’Italia un risarcimento medio leggermente inferiore.

FONTE TUTTO INTERMEDIARI