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Sanità, si cura solo chi può

NewSintesi e Rassegna Stampa | 19 Giugno 2014 | 0

Sono sempre di più gli italiani che pagano di tasca propria i servizi sanitari che il pubblico non garantisce più.

 

Sono sempre di più gli italiani che pagano di tasca propria i servizi sanitari che il pubblico non garantisce più. La spesa sanitaria privata degli italiani è pari a 26,9 miliardi di euro nel 2013 ed è aumentata del 3%, in termini reali, rispetto al 2007. Nello stesso arco di tempo la spesa sanitaria pubblica è rimasta quasi ferma (+0,6%). Secondo il 38,5% degli italiani (erano il 28,5% nel 2011) la sanità della propria regione è peggiorata negli ultimi due anni. Per il 56% è rimasta uguale e solo il 5,5% ritiene la sanità regionale migliorata. La logica per cui il cittadino paga di tasca propria quello che il sistema pubblico non è più in grado di garantire è arrivata all’estremo. Gli italiani sono costretti a scegliere le prestazioni sanitarie da fare subito a pagamento e quelle da rinviare oppure non fare. Così, crolla il ricorso al dentista a pagamento (oltre un milione di visite in meno tra il 2005 e il 2012), ma nello stesso periodo aumentano gli italiani che pagano per intero gli esami del sangue (+74%) e gli accertamenti diagnostici (+19%). Ormai il 41,3% dei cittadini paga di tasca propria per intero le visite specialistiche. Cresce anche la spesa per i ticket, sfiorando i 3 miliardi di euro nel 2013: +10% in termini reali nel periodo 2011-2013.

Questi sono i principali risultati della ricerca di Rbm Salute-Censis «Costruire la sanità integrativa», promossa in collaborazione con Previmedical, presentata il 17 giugno a Roma al IV «Welfare Day», in cui sono intervenuti, tra gli altri, Giuseppe De Rita, presidente del Censis, Carla Collicelli, vicedirettore del Censis, Roberto Favaretto, presidente di Rbm Salute e amministratore delegato di Previmedical, Marco Vecchietti, direttore generale di Previmedical e il presidente di Cadiprof, Gaetano Stella.

In questo scenario a tinte fosche, il welfare contrattuale e la sanità integrativa stanno svolgendo un ruolo decisivo a sostegno della spesa sanitaria dei lavoratori e delle famiglie, sebbene non abbiano ancora dispiegato tutte le loro potenzialità. Se infatti sono già 6 milioni gli italiani che hanno aderito a un Fondo sanitario integrativo (quota che sale a 11 milioni di assistiti se si contano anche i loro familiari), quasi il 70% degli italiani non ha mai sentito parlare di sanità integrativa. Il 53% dei cittadini non conosce la differenza tra una polizza malattia e un Fondo sanitario integrativo, e il 57% non sa che i Fondi sanitari integrativi comportano un vantaggio fiscale rispetto alle polizze malattie. Che fare, dunque?

La sanità integrativa è stata al centro del IV Welfare Day, che ha dedicato alla questione un gruppo di lavoro coordinato dal direttore del Fondo Metasalute, Tiziana Riggio, cui ha partecipato anche il presidente di Cadiprof Gaetano Stella. Numerosi gli spunti di riflessione e le possibili aree di intervento emersi nel corso della conferenza: dall’estensione della sanità integrativa a tutti i cittadini a un quadro di regole comuni per i fondi sanitari; dal rapporto con le regioni a una possibile agenda comune per una riforma della sanità integrativa.

FONTE ITALIA OGGI

 

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