Standard & Poor’s fa il punto sul settore assicurativo italiano. Ancora una volta l’agenzia di rating inquadra il business tenendo conto di due aspetti chiave
Standard & Poor’s fa il punto sul settore assicurativo italiano. Ancora una volta l’agenzia di rating inquadra il business tenendo conto di due aspetti chiave: da un lato il contesto nel quale le compagnie operano, e quindi per lo più i confini dello stato italiano che continua a gravare sulle prospettive di crescita del comparto, dall’altro le analizza su un piano prettamente settoriale. E, rispetto ai report precedenti, l’Italia delle polizze fa un piccolo passo avanti. S&P ha migliorato la valutazione del rischio del ramo danni, allineandolo completamente al settore vita. Per entrambi infatti Standard & Poor’s ha individuato un rischio «moderato» in termini di contesto, ossia, in una scala da uno a sei compatibile con il numero quattro. Mentre in termini di business la valutazione è di un rischio «intermedio», ossia, sempre all’interno di una scala che va da uno a sei, il numero di riferimento è tre, in sostanza neutrale. L’upgrade rispetto al passato per il ramo danni (che un tempo incassava il giudizio di un rischio moderato anche sul fronte del business) è frutto non tanto, come spiega Taos Fudji, Primary Credit Analyst dell’agenzia, del miglioramento registrato dalle compagnie in termini di reddittività tecnica, aspetto già atteso da S&P, quanto piuttosto «dei progressi fatti in termini di governance». Un miglioramento legato a doppio filo con il processo di consolidamento registrato dal settore, che ha imposto passi avanti notevoli nella gestione delle pratiche di governo all’interno delle aziende, ma anche al passaggio sotto Ivass della supervisione del settore. Un Ivass che «è fortemente coinvolta nel sostenere il cambiamento della normativa italiana in vista di Solvency II» e che, soprattutto, ha una vigilanza sull’adeguatezza delle riserve più «robusta» rispetto al passato. Di qui spiegato il passo avanti dal settore danni che, come il vita, sul fronte del contesto sconta ancora la debolezza legata alle incertezze del quadro economico italiano. Fudji, sebbene abbia rilevato come le compagnie assicurative italiane, abbiano resistito meglio di altri operatori agli effetti della recente crisi, non può dimenticare lo scenario nel quale le società operano. In virtù di questo il rischio paese è moderato, sia per le deboli prospettive di crescita del Pil, sia per l’alto rischio del sistema finanziario. Due fattori solo parzialmente mitigati dalla forte diversificazione dell’economia del Paese che sconta però anche la debolezza di un quadro normativo e fiscale in facile e non sempre positiva, per le aziende, evoluzione.
In generale, S&P riconosce tuttavia che i rischi di settore sono neutrali perché i fondamentali delle compagnie italiane sono buoni, come ha sottolineato Fudji stesso. L’agenzia di rating, tuttavia, a livello di performance si aspetta per i prossimi anni un ramo danni con una reddittività in discesa, complice il fatto che nel 2014 verrà raggiunto il picco, una concorrenza sempre più agguerrita e margini di interesse in calo. Per il vita, che negli ultimi anni ha beneficiato delle tensioni sul mercato finanziario, con l’avvento di Solvency II e la minore attrattività dei prodotti del ramo primo, è plausibile un calo della raccolta che, negli ultimi mesi, ha comunque raggiunto livelli inaspettati.
FONTE IL SOLE 24 ORE