Acb, Aiba, Anapa, Sna, Uea e Unapass firmano un memorandum che contesta punto per punto tutti gli aspetti che non funzionano nel nuovo organismo che vigilerà sull’intermediazione tradizionale
I CONFLITTI D’INTERESSE SONO DELLE COMPAGNIE
“L’introduzione di regole estremamente severe di incompatibilità limitano la libera iniziativa imprenditoriale degli operatori di settore, che potranno agire per una sola azienda, limitando lo sviluppo del business che potrebbe richiedere la costituzione di appositi veicoli aziendali”. Il riferimento in questo caso è alla limitazione di collaborazioni per i sub agenti. Una norma effettivamente controversa, che non troverebbe corrispondenza in quella per gli intermediari iscritti in A e B, per i quali la collaborazione è libera. “Non si comprende peraltro la ragione di tale limitazione – sottolineano gli intermediari, condendo la posizione con una stilettata alle imprese -, tenuto conto che la prassi sinora utilizzata dal mercato non ha dimostrato di costituire un’effettiva criticità in termini di situazioni di conflitto di interesse, diversamente sperimentati nel settore delle compagnie italiane”. Una diversità di trattamento riscontrato anche in una norma che introdurrebbe per banche e Poste l’abilitazione alla vendita di coperture assicurative non standardizzate, mediante la nomina di un intermediario professionale presso ciascuna filiale. “Riteniamo quindi – si legge nel documento – che anche questa disposizione rientri tra quelle che eccedano palesemente la delega e che sia priva delle necessarie attenzioni alle conseguenze che ne potrebbero derivare alla clientela”.
IL NUOVO IMPIANTO SANZIONATORIO
Un’altra questione spinosissima è quella delle sanzioni. Il decreto modifica l’impianto sanzionatorio in alcuni punti, ma quello che sta più a cuore agli intermediari è la sostituzione della censura con la sospensione. Un provvedimento che, allo stato dei fatti, impedirebbe per sei o otto mesi all’agente o al broker di acquisire nuovi affari, ma lo lascerebbe libero di gestire il portafoglio esistente. Gli intermediari, in primis, ravvisano un eccesso di delega rispetto alla norma primaria, “che non ha delegato una riforma dell’impianto sanzionatorio”. Nel merito degli effetti della sanzione, gli intermediari la ritengono sproporzionata, perché ci sarebbe il rischio (se non la certezza) che l’agente o il broker perda clienti e mandati. Per questo la proposta è mantenere la censura e aggravarla di una sanzione accessoria, come ad esempio l’obbligo di pubblicità della stessa. In questo contesto, gli intermediari ritengono “affievolito l’attuale assetto di tutela”, in quanto l’Oria non prevede un collegio di garanzia esterno e presieduto da un magistrato di Cassazione (come avviene oggi): tutto il processo sarà gestito dal Comitato promotore e poi, a regime, dal Comitato di gestione: “è evidente – lamentano le associazioni di agenti e broker – una perdita di terzietà dei soggetti deputati alla delibera delle sanzioni”. Infine, “forte contrarietà” è espressa in relazione alla scelta di far iscrivere nuovamente i circa 40 mila soggetti nel nuovo Rui: una procedura che comporterebbe, concludono gli intermediari, “aggravi di costi e di oneri amministrativi a carico degli operatori e dello stesso neo costituito organismo”.