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Vagnone «Una nuova rete per le multinazionali tascabili»

16 Febbraio 2015

Un business da 4,5 miliardi di euro che prima, semplicemente, non emergeva, annacquato nei conti corporate .

 

Un business da 4,5 miliardi di euro che prima, semplicemente, non emergeva, annacquato nei conti corporate . Una nuova divisione che occupa tutto il primo piano del palazzo milanese delle Assicurazioni Generali, in piazza Cordusio, affidata a Paolo Vagnone, l’ex ceo di Ras a cui Mario Greco ha affidato l’insieme dei business sovranazionali, quelli non riconducibili a un determinato territorio. Con un obiettivo ben definito: portare redditività al gruppo del Leone. Per Vagnone, 51 anni, 4 figli, torinese e juventino, con origini teutoniche da parte di madre e una innata vocazione a essere il primo della classe, una sfida che ha come competitor i big mondiali del settore, da Allianz ad Axa, fino agli americani di Aig.
Vagnone, un input chiaro e sfidante: fare business .
« Il focus è chiaro: ci concentriamo sulla bottom line, sull’ultima cifra in basso a destra. Nel mercato corporate sarebbe facile fare leva sui prezzi per conquistare quote di mercato, ma non faremmo gli interessi dei nostri azionisti. Per cui, sebbene si sia partiti in ritardo sui concorrenti, stiamo recuperando terreno puntando più sulla capacità tecnica che sui volumi».
È chiamato a portare denaro nella gabbia del Leone. E poi?
«Quello che personalmente vorrei è che la nostra divisione Global corporate and commercial venisse riconosciuta per la qualità del servizio in favore delle aziende che operano soprattutto nell’Europa orientale e occidentale, dove possiamo essere uno dei leader, e in Asia».
Veniamo al business. Cosa sono i prodotti sovranazionali, le cosiddette Global business lines, a cui lavorate?
«Sono tutti quei servizi, in particolare rivolti alla clientela business, che possono interessare le aziende chiamate a lavorare su più mercati. Le Global business lines si compongono di tre rami di attività: Generali Employee benefits Network, Global corporate and commercial e Europ Assistance».
Il target?
«Le medie e grandi imprese ma anche le cosiddette ‘multinazionali tascabili’, quello che io chiamo International middle market . Imprese dinamiche, anche di media-piccola dimensione (ad esempio da un centinaio di milioni di euro di fatturato) e che si trovano esposte, dalla globalizzazione, a mercati vasti e a problematiche totalmente nuove».
B usiness molto differenti. Dalla assicurazione dei viaggi alla pensione integrativa…
«In verità sono business integrabili. L’ottica è quella di aziende che vogliono espandersi e sono presenti in diversi Paesi. Generali si è strutturata per rispondere a tutte le esigenze che si possono venire a creare. Global corporate and commercial si occupa delle coperture assicurative danni più tradizionali. Generali Employee Benefit Network, leader a livello mondiale, invece pensa alla tutela dei manager e delle loro famiglie che possono trovarsi a vivere un’esperienza lontano dalla sede di origine anche per molti anni e necessitano di tutele previdenziali e sanitarie, a cui provvede in tutto o in parte l’azienda. Europ Assistance è il marchio più noto, il più antico operatore al mondo nel settore dell’assistenza, si occupa di tutte le problematiche legate al viaggio, all’assistenza stradale, alla salute e alla casa, con oltre 300 milioni di persone assistite nel mondo. Oggi opera prevalentemente nel retail ma pensiamo di estendere di più i suoi servizi anche alle imprese».
Veniamo ai competitor. In questi settori Allianz ha iniziato ben prima di voi.
«Generali è ben posizionata su tutti i mercati in cui si trova a operare. Nell’Europa occidentale ha leadership riconosciute in molti Paesi. Nell’Europa orientale è uno dei primi tre operatori, con grande tradizione e un marchio molto riconoscibile. Il gruppo ha poi una strategia ben chiara anche lontano da casa: in Asia siamo operativi a Hong Kong e stiamo studiano l’opportunità di espanderci a Singapore. Siamo presenti in Sudamerica e, negli Stati Uniti, Europ Assistance – nonostante un marchio che su quel mercato viene vissuto un po’ come straniero – è il secondo operatore nel settore, con basi a Washington, in Canada, in Florida e California».
In tutto fatturate circa 4,5 miliardi di euro. Una minima parte nel consolidato del Leone…
«Sì, il valore complessivo del business espresso è di circa il 6 per cento del totale del gruppo e contribuiamo per circa il 6 per cento anche al risultato operativo. È una divisione piccola, con circa 9 mila dipendenti nel mondo, ma siamo consci di avere interessanti opportunità di crescita. Come ho detto, non ci interessa realizzare una crescita nelle quote di mercato a scapito della profittabilità. Vogliamo invece badare al sodo e garantire al nostro cliente un’assistenza riconoscibile, ad alto valore aggiunto, all’interno di un segmento che si sta popolando di molti operatori».
Ha parlato di riconoscibilità e di valore aggiunto. In cosa siete più innovativi nelle Global business lines?
«Abbiamo affrontato ogni aspetto nell’ambito delle tutele dei cosiddetti expatriates . Viviamo un mondo globalizzato, le aziende sono chiamate ad avere orizzonti larghi, sono esigenze note. Meno noti sono gli aspetti pratici che interessano chi per quelle aziende lavora. Ecco il ruolo di Generali Global business lines: affiancare con competenza e le aziende, anche le pmi, soprattutto le ‘multinazionali tascabili’».

FONTE CORRIERE ECONOMIA